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Lago d'Averno

 

CAMPI FLEGREI E MITO

Non c'é altro posto al mondo dove la storia, il mito e le leggende si radicano e prosperano in una magica combinazione con la natura stessa dei luoghi. Locus amoenus (luogo incantevole) protetto dagli dei. Locus terribilis (ovvero locus horridus) dove il continuo tremore e mutazione del paesaggio, improvvisamente irato, esplode e sconvolge la divina armonia, regno del timore e della distruzione, abitato da mostri a guardia degli inferi e da lì  fuoriusciti.

I primi frequentatori di quest'area, pur florida e ricca,  dovettero confrontarsi con contesti ed eventi a loro sconosciuti, dove il mistero albergava e i mefitici e velenosi vapori emessi dal sottosuolo, riconducevano, inevitabilmente, ai luoghi più oscuri e profondi dell'animo umano.

Molti furono "catturati" dalla dualità del luogo e decisero di abitarlo e con rispetto curarlo, consapevoli che una terra così fertile e ricca tra l'altro, di "calde sorgenti" non poteva che rispondere generosamente, ma il primo a "cantare" il fascino e la magia dei Campi Flegrei  fu Virgilio, nato a Mantova e già apprezzato nella Roma dei Cesari, che pur gli aveva tributato onore e  ricchezza, per amore dei luoghi, vi si trasferì  e gratificato, rimase per sempre e nei secoli ricordato.

Le figure mitiche legate ai Campi Flegrei sono Eracle l'eroe greco che i romani hanno identificato in Ercole, Odisseo noto come Ulisse ed Enea da cui discende il popolo romano. In particolare, le vicende che riguardano Eracle sono narrate nella Gigantomachia ovvero la lotta tra Zeus e i Giganti durante la quale Eracle creò la diga artificiale che separa il lago di Lucrino dal mare nel trasportare i buoi di Gerione, dopo averli catturati. Per tale ragione la strada che percorre la detta  lingua di terra prenderà il nome di via Herculanea.

I Giganti, in realtà rappresentano metaforicamente eruzioni vulcaniche, ripetute ed estese, vissute nell'antichità come eventi drammatici capaci di minare la forza degli dei, proiettando verso il cielo pietre ardenti e alberi in un roboante "tripudio" di cenere e fuoco. Medesima narrazione che si ritrova nella storia dei Giganti Mimante e Tifeo sconfitti e sepolti da Zeus rispettivamente sotto l'isola di Procida e l'isola d'Ischia.

Per quanto concerne l'eroe greco Odisseo (Ulisse), le vicende che lo collegano ai Campi Flegrei riguardano, così come raccontato da Omero, l'isola delle Capre  e l'isola di Scheria che gli studiosi associano in ordine a Nisida e ad Ischia ed inoltre del lago d'Averno per il vaticinio e l'evocazione dei morti.  Di Enea ci narra Virgilio, che ai luoghi dei Campi Flegrei dedica tutto il VI libro citando il Tempio di Apollo a Cuma, della leggenda di Dedalo, dei vaticini della Sibilla Cumana e del mondo dell'Ade oltre la porta degli inferi.

IL MITO E IL LAGO D’AVERNO

 

Il lago è situato tra i rilievi di Monte Nuovo, Monte Grillo e Monte delle Ginestre, ed occupa una profonda depressione di origine vulcanica. Ancora oggi, tale contesto, unito all’opaco colore delle sue acque, gli conferisce un aspetto cupo e misterioso, e se si aggiunge il fatto che in passato, presso il lago circondato da fitta vegetazione, si verificavano intense e malsane esalazioni, si intuisce  perché gli antichi ritenevano il lago in collegamento con i fiumi infernali e nascondesse l’ingresso agli inferi.

La tradizione, vuole che nei pressi del lago, abitava un oracolo che comunicava con i morti, evocati con preghiere e sacrifici destinati a Persefone e ad Hera, così come documentato da un disco in bronzo ritrovato a Cuma, che dimostra la presenza di quest’ultimo oracolo, oltre a quello della Sibilla di Cuma.

Inoltre, si pensava che nelle cavità presenti intorno al lago d’Averno, così come sostiene Strabone , abitassero i Cimmeri, popolazione menzionata nella mitologia greca, in abitazioni sotterranee comunicanti tra loro e anche Plinio sosteneva che tra il lago d’Averno e Lucrino ci fosse una città Cimmera.

Il contesto appena descritto è mutato con la costruzione del Portus Julius che comportò il disboscamento dell’area per utilizzare il legname necessario alla flotta romana e la trasformazione delle grotte in depositi per attrezzi e materiali. Inoltre, fu realizzato un canale che collegava il lago con quello di Lucrino, cancellato dall’eruzione del Monte Nuovo e scavata una galleria che collegasse il lago con Cuma.

 

 

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