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Parte della città di Napoli ricade nell’area dei Campi Flegrei e la storia che ha caratterizzato queste contrade ha poi ispirato la toponomastica che ancora oggi si riconosce nella denominazione dei quartieri napoletani. Infatti:

POSILLIPO

Il nome deriva dal termine greco “Pausilypon” che significa “tregua dagli affanni” e/o “che fa cessare il dolore”, sicuramente legato alla bellezza del posto e alla splendida vista che consente, sul golfo di Napoli. La zona fu già abitata dai greci ed ancora oggi è possibile ammirare i resti di edifici che i romani costruirono lungo le rive. Interessante risulta la “Grotta di Seiano”, 770 metri di tunnel artificiale dotato di prese d’aria aperte sul costone tufaceo, costruito dai romani e che congiungeva l’area dei Campi Flegri e quindi Pozzuoli e Miseno, a partire da Bagnoli fino al vallone della Gaiola, presso la residenza di Publio Vedio Pollione che dopo la sua morte divenne parte del demanio imperiale. Presso l’articolato sito archeologico della Villa Imperiale di Pausilypon, oltre ad alcune sale è possibile visitare i resti del teatro costruito alla maniera dei greci, cioè inserendo l’edificio nella conformazione naturale del sito, capace allora di ospitare circa duemila persone. Di fronte i resti della piccola cavea dell’Odeon, antico teatro coperto, ed inoltre, si riconoscono i ruderi del Sacrarium e del Ninfeo. Gli scavi sono ancora da approfondire e promettono risultati interessanti. Inoltre il “Tempio della Gaiola”, ara votiva di epoca augustea, poi trasformata il luogo di culto cristiano e la Baia di Trentaremi, splendida insenatura adiacente la zona della Gajola, chiusa da una stretta lingua di terra chiamata “coda cavallo”, e parte residua di un antico cratere vulcanico, utilizzato come cava di tufo e raggiungibile solo via mare.

 

 

FUORIGROTTA

Deve il suo nome al fatto che sin dall’epoca romana, è collegata da una o più grotte al mare di Mergellina, più precisamente consentivano il collegamento tra la parte più urbanizzata della città  con l’area pianeggiante dalla maggiore vocazione agricola e successivamente naturale zona di espansione urbanistica. La prima grotta, di epoca romana, è la Crypta Neapolitana, oggi visitabile nei tratti più esterni e non nel tratto interno, per motivi di sicurezza, che collega Fuorigrotta con Piedigrotta, nei pressi della (presunta) tomba di Virgilio. Detta grotta era parte di un asse viario che collegava Napoli a Pozzuoli e quindi i Campi Flegrei. Le terme romane, site in via Terracina, presentano resti di mosaici a tessere bianche e nere raffiguranti soggetti mitologici e di rivestimenti in marmo. Sono ben visibili anche le strutture dell'impianto termale e dei pavimenti rialzati (ipocausto) nonché una antica strada romana basolata, che corre parallela a via Terracina ma è situata all'interno dell'area della Mostra d'Oltremare. Un tratto di essa è visibile anche presso la facoltà di ingegneria, fiancheggiata da un tempietto romano, mentre un altro tratto è fruibile all'interno dello Zoo di Napoli. Un reperto storico più recente si trova nei pressi della scuola media "Silio Italico". Infatti una stele di piperno del 1789 (regnante Ferdinando IV), documenta fisicamente che in quel luogo fu istituito un posto di blocco sanitario al fine di controllare merci e animali provenienti dalla zona del lago di Agnano ove si coltivavano e si lavoravano la canapa e il lino.

BAGNOLI

E' un quartiere contraddistinto da una evidente natura vulcanica. Il nome Bagnoli deriva con molta probabilità da balneolis, in quanto, prima di essere destinata a zona industriale, ospitava diversi luoghi balneari e termali.
Sotto il profilo archeologico emerge la Grotta di Seiano, cavità artificiale scavata nel tufo dai romani, che collega Bagnoli alla Gaiola, dove sono presenti anche i resti archeologici della Villa Imperiale di Pausilypon.

SOCCAVO

Il suo nome trae origine dal latino "sub cava" ("sotto la cava") e fa riferimento alle numerose cave di tufo e piperno già utilizzate dai Romani. Soccavo ha fatto parte del territorio agricolo di pertinenza della Napoli antica ma l’influenza di Pozzuoli è dimostrata dal fatto che il quartiere fa parte di quella diocesi. Tra i resti archeologici emersi è visibile a valle di via Pigna il “colombarium” , ciò che rimane di un mausoleo funerario, dove sulla parete residua prospiciente la strada, si evincono i “cinerari”, apposite piccole nicchie per la conservazione delle ceneri dei defunti. Interessanti sono le torri medioevali che caratterizzano l’area quale “Torre dei Franchi” che prende il nome dai Di Franco, una famiglia che, a partire dalla fine del '400, gestì la principale cava di piperno di Soccavo, nonché la “Torre di San Domenico” e la “Torre della Lopa”. In questo quartiere (Via Risorgimento) si edificarono i primi edifici  “a corte”, molti dei quali caratterizzano ancora oggi la parte storica di Soccavo. Successivamente all’eruzione che vide formarsi repentinamente Monte Nuovo (1538) e che segnò anche la distruzione del villaggio di Tripergole, molti abitanti di quell’area si trasferirono in questa zona e nel medesimo periodo iniziarono le opere di costruzione della chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Soccavo è stato per anni comune a se e solo nel 1926 il regime fascista aggregò Soccavo a Napoli facendolo diventare di fatto un quartiere della città.

PIANURA

Il nome trae origine sicuramente dalla peculiarità orografica del suo territorio, estesamente pianeggiante e circondato da alture. Nell’area di Pianura sono presenti numerosi reperti archeologici tra i quali spicca il sito rinvenuto sotto la “masseria Monteoliveto” con stratificazioni di varie epoche l’ultima delle quali di probabile origine Sannita. Infatti, l'attuale impianto in elevazione è di epoca medievale e si erge su moduli di origine certamente greca, su cui si trovano le mura romane in opus. Inoltre sono state rinvenute i resti di antiche terme artificiali di epoca imperiale, completamente rivestite in alabastro (con i tipici ambienti calidarium, frigidarium e tepidarium). La presenza di questi siti archeologici dimostra che l’area di Pianura anticamente era attraversata da una strada che conduceva a Cuma, a Pozzuoli e comunque all’arteria che portava a Roma, lungo la quale si trovavano cave di tufo ed in particolare quella per l’estrazione del piperno, cava che attraversa la collina dei Camaldoli, sbucando a Soccavo (da cui prende il nome, e che in origine era sub Cave).

AGNANO

E' una caldera vulcanica estinta appartenente al sistema dei Campi Flegrei, la cui eruzione ha avuto luogo 4.400 anni fa. Il suo perimetro, che comprende Monte Spina e Monte Sant’Angelo è di circa 6,5 km e il suo fondo si colloca a circa 2,00 m sul livello del mare. L’orografia dell’area e le sorgenti di acqua termale che vi sgorgano, hanno favorito la formazione di un lago, ricordato da numerose iconografie già dal XVI secolo fino al XIX . Infatti nel 1870 la conca è stata bonificata, il lago eliminato e realizzato un sistema di regimentazione delle acque  con dei canali che le convogliano in una vasca collegata, mediante una condotta, al mare di Bagnoli. Riguardo l’origine del toponimo, diverse teorie si sono elaborate da vari studiosi, ma pare che esso derivi dal termine Anguignano per la presenza nei pressi del lago di numerosi serpenti (in latino anguis), ipotesi suffragata da una miniatura di Pietro da Eboli dove è illustrata la sorgente termale di Agnano e del lago con raffigurate numerose rane e serpenti. Nella conca di Agnano, si possono osservare fumarole ed affioramenti di zolfo e nell’area delle “Nuove Terme di Agnano”sono visitabili i ruderi delle antiche terme romane e resti del medesimo impianto di origine greca, nei pressi dei quali è ubicata la famosa “Grotta del Cane”. Di particolare interesse naturalistico e paesaggistico è il cratere degli Astroni che ricade in parte nell’area di Agnano.

 

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